Un cane educato è un cane felice???

IMG_20160204_164118Dipende!!!

Da cosa???

Dipende da cosa intendiamo per educazione, e da quello che vogliamo raggiungere. Se per educazione intendiamo limitare l’orizzonte espressivo del cane impostando una serie di attività meccaniche il cui fine ultimo è solo l’obbedienza… forse no.

Se invece per educazione cinofila intendiamo cercare di capire chi è quel cane, cosa vorrebbe fare, quali sono i suoi desideri, i suoi talenti, le sue difficoltà, la sua personalità, ed in base a questo creiamo un’insieme di attività, esperienze, momenti vissuti con determinate attenzioni… sicuramente sì!!!

Perchè???

Semplice, perchè nel primo caso cerchiamo di far assumere una forma al cane in base ai nostri voleri; nel secondo teniamo in considerazione quel cane con il suo mondo e la sua personalità, e cerchiamo di coniugare questo con lo stile del nucleo familiare in cui il cane vive, aumentando così la relazione ed una sintonia ora condivisa e vissuta da entrambe le parti!!!

Nel secondo caso stiamo parlando dell’approccio che ha rivoluzionato la cinofila, l’approccio cognitivo-zooantropologico!

A volte credo che riassumere il tutto sotto la categoria Educazione Cinofila sia un pò restrittivo, soprattutto per l’accezione che questo termine ha assunto nel corso del tempo perchè associato ad insieme di tecniche tralatro sempre uguali per ogni cane. Questo lavoro invece non è affatto semplice, richiede attenzione, passione ma soprattutto formazione, aspetto imprescindibile del nostro lavoro!

Anche per questo, forse, il concetto stesso di educazione andrebbe un pò rivisto.

Facciamo una serie di esempi, solo a titolo esemplificativo e che non vogliono essere generalizzazioni:

  • Un cane che sale sul letto o sul divano, è un cane educato??? Certo che sì, se riusciamo a rendere queste attività dei momenti in cui il cane ci chiede e si concerta con noi prima di salire, può essere sicuramente un momento che accresce la relazione; con un cane timido che non riesce ad integrarsi nel nucleo familiare invece consiglierei proprio di accrescere i momenti di condivisione e di dolcezza senza chiedere niente al cane. Coccole, divano letto e vizi! Anche qui il tutto è altamente soggettivo. Considerando inoltre che i cani che vivono in branco accorciano le distanze, raggiungendo anche dei momenti di stretto contatto fisico, più sono stretti i legami tra loro, non vedo la base etologica dell’approccio addestrativo che fa ancora della condivisione del letto una questione di status!
  • Prendiamo invece il caso del cane che si è spaventato per un rumore improvviso o per dei fuochi di artificio, o è in difficoltà durante una socializzazione. IMG_20150920_162109Classicamente, si pensava, in realtà ancora molti continuano a pensarlo, che ignorando il cane (magari non prendendolo in braccio) si diminuisse l’atteggiamento di paura non dando attenzione a quella situazione… mi chiedo siamo sicuri di questo??? Se ci fermiamo a riflettere, ignorare il cane in questi momenti lasciandolo così in balia di se stesso è, in primis, un atteggiamento da parte nostra forzato, una cosa che forse non avremmo fatto spontaneamente, di conseguenza alterare il nostro comportamento e non essere naturali è già una risposta a questa reazione del cane, è comunque una focalizzazione. Al comportamento del cane è quindi seguita già una risposta nostro malgrado. In più alla sua difficoltà è seguita una nostra indifferenza che forse non è proprio il massimo da riservare ad un amico in difficoltà! La cosa più corretta, che poi è anche quella più naturale, in media e solo a titolo esemplificativo, potrebbe essere quella di far capire al cane che gli siamo accanto in un momento di difficoltà, magari prendendolo anche in braccio, e poi, dopo averlo tranquillizzato, di aiutarlo man mano a restare più tempo in autonomia, magari in un luogo tranquillo, rimanendo comunque con lui; certo che gradualmente cercheremo di aumentare sempre di più i momenti in cui riuscirà a gestirsi in autonomia questo disagio, perchè questo accrescerà la sua sicurezza personale, ma questo non può essere il punto di partenza. Sono con te sono la tua base sicura da cui tornare nel momento di difficoltà, e dove troverai sempre accoglienza, detto ciò vai e goditi il mondo!
  • E ancora… la questione ciotola… il cane deve mangiare dopo, deve chiederci un permesso… etc… se questo può essere vero in alcuni casi (ed anche in questi casi il momento del pasto va vissuto comunque come un’esperienza relazionale), di nuovo questi dettami non possono costituire sempre una massima da seguire in ogni situazione. Con alcuni cani molto possessivi, chiedere una serie di permessi sul cibo potrebbe addirittura accrescere la possessività del cane, perchè si focalizza in questo modo la nostra attenzione sulla risorsa cibo, riproponendo noi in primis un comportamento di possessività. In questi casi la possessività andrà affrontata seguendo prima altri step su altre situazioni, ed andranno sempre più impostate delle cornici collaborative e non avversative. Un cane invece molto famelico, ed anche qui il motivo di questa emotività nei confronti del cibo andrà inserita nel profilo generale di quel soggetto ed affrontata di conseguenza, sarebbe bene ricevesse il cibo più di due volte giorno, per diminuire la sua aspettativa nei confronti del cibo. In generale far mangiare il cane prima di noi almeno di un’oretta prima di noi, potrebbe essere un buon modo per far sì che durante il nostro pasto il cane riesca a rimanere più tranquillo avvertendo una sensazione di pienezza.
  • Infine, per esempio, la questione del cane che non torna al richiamo. Ho visto cani che avevano seguito percorsi di addestramento in cui il richiamo era stato insegnato come attività a se stante senza considerare il perchè quel cane non riuscisse a tornare al richiamo. Nel caso che ho in mente il cane era talmente emotivo, felice, emozionato, ed assorbito dall’ambiente circostante in libertà che non sarebbe mai riuscito a tornare al richiamo nonostante le 3000 ripetizioni di un’attività meccanica, se prima non avessi insegnato a quel cane come gestire questa forte emotività, e non avessi indagato il perchè ci fosse questa grande emozione in questi momenti.

Ridurre il rapporto con il nostro amico a 4 zampe ad una serie di attività meccaniche basate su idee di fondo addirittura non del tutto corrette, svaluta quindi e svilisce la relazione uomo-cane, una relazione millenaria che se vissuta appieno può diventare un’esperienza davvero appagante per entrambi!

L’educazione cinofila con approccio cognitivo-zooantropologico (CZ) dopo un’attenta valutazione propone un percorso su misura per voi ed il vostro cane. Un vero e proprio progetto pedagogico per accrescere il benessere di entrambi. Non solo, anche il metodo di insegnamento che utilizziamo è totalmente innovativo. Non a caso utilizziamo il termine educatore e non addestratore, l’addestratore “rende destro”, l’educatore con approccio CZ rende competente e quindi consapevole!

Ogni cane comunica, impariamo ad ascoltarlo, a capirlo, a viverlo a 360°!!!

Ecco alcuni “allievi” di LiberInsieme a sei zampe… FELICI!!!

pagina allievi

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